VERBANIA - 11-11-2022 -- Dodici più dodici: ventiquattro anni di squalifica. È pesantissima, anche se arriva a distanza di tempo dai fatti, la condanna con cui la giustizia sportiva ha punito Alessandro Braconi. Trentasei anni, verbanese, podista tesserato per la Fidal, lavorava come assistente in una sala pesi del capoluogo quando è stato indagato dalla Procura di Verbania. Nel condurre un’inchiesta sul doping in ambito sportivo (anche amatoriale) polizia e carabinieri l’hanno collegato a un bodybuilder e preparatore atletico bresciano che smerciava sostanze proibite: ormone della crescita, testosterone e steroidi anabolizzanti. Accusato di “utilizzo o somministrazione di farmaci o di altre sostanze al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti“ ha patteggiato una pena inferiore all’anno, coi benefici di legge. La sua posizione è stata segnalata alla Procura nazionale antidoping, che ha avviato due procedimenti distinti, l’ultimo dei quali s’è chiuso -in primo grado- in questi giorni. Il Tribunale nazionale antidoping l’ha squalificato a 12 anni per aver violato l’articolo 11.14 del Codice sportivo antidoping, cioè per aver partecipato, da squalificato, ad attività sportive, come segnalato da società locali.

Lo scorso marzo, infatti, a conclusione del primo procedimento disciplinare susseguente i fatti di Verbania, era stato squalificato a 12 anni per tre infrazioni al codice: uso o tentato uso di una sostanza o di un metodo proibiti, possesso di una sostanza o di un metodo proibiti, e traffico illegale o tentato traffico illegale di sostanze o metodi proibiti. Quando la notizia era diventata di pubblico dominio, nel 2020, l'Avis marathon Verbania -società cui Braconi era affiliato- l'aveva sospeso e, segnalando la vicenda alle autorità, l'anno successivo non l'aveva più tesserato. Ciò non ha impedito al podista di partecipare a manifestazioni con la cosiddetta run card della Fidal.

La prima squalifica era valida sino al 2034, la seconda scadrà nel 2046.