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VERBANIA - 17-12-2022 -- Il suo mondo, per oltre sessant’anni, è stato un prato verde. È sul campo da calcio, calcato da giocatore, da allenatore e persino -quando l’età non gli ha permesso di tesserarsi- da massaggiatore, che Oscar Gattico trovava la sua vera dimensione. Il pallone ha accompagnato quasi tutta la sua vita, interrotta ieri da un brutto male che se l’è portato via in pochi mesi, all’età di 87 anni.

Al pallone ha dato tanto e altrettanto ha ricevuto e se i tifosi del Verbania lo celebrano per lo storico trionfo nazionale del trofeo “Berretti” nel 1970/1971, tra Vco e Novarese lo ricordano per quell’indefessa passione che, con costanza, l’ha portato a collezionare oltre novecento panchine in gare ufficiali. Verbania, Omegna, Virtus Villa, Borgosesia, Stresa, Ghemmese, Meina, Cannobio, Mergozzo, Feriolo e Dormelletto sono solo alcune delle tappe del suo percorso di allenatore, iniziato dopo aver chiuso con la carriera di calciatore e vissuto nel mondo vero del dilettantismo, dove ci si allena la sera tardi e si macinano chilometri.

Intrese classe 1935, operaio in Montefibre, giocò come portiere a Cannobio e Laveno, per passare alla Libertas Pallanza che, nel 1959, si fuse dando vita al Verbania. Fu il primo numero uno biancocerchiato, ruolo che cedette al più giovane e talentuoso Achille Fellini. La sua carriera proseguì altrove tra Gravellona, Villa e Omegna, dove smise nel 1968.

Neo-allenatore agli esordi, con la “Berretti” verbanese nell’epopea della serie C fece il colpaccio, conquistando il titolo nazionale -l’ultimo nel quale parteciparono club di A e B- in un memorabile torneo in cui furono battuti Genoa, Pro Vercelli, Padova e Sambenedettese.

I successi sul campo, il trofeo consegnato da Artemio Franchi, il trionfale ritorno dalla stazione di Fondotoce a Intra sono le storie che Oscar amava raccontare, con vividi particolari e intatta emozione, anche a distanza di anni. Non lo faceva per autocelebrazione o piaggeria, né s’abbandonava alla nostalgia (è sempre stata una persona sorridente, energica e ottimista), ma era il suo modo di esprimere orgoglio per sé e per i “suoi” ragazzi -quasi dei figli- con cui fece l’impresa.

Di ragazzi ne ha seguiti poi a centinaia nelle sue varie esperienze, le ultime delle quali come preparatore dei portieri delle giovanili. Anche all’alba degli ottant’anni, con immutata passione e assecondato dalla moglie Bruna, compagna d’una vita alla quale ha sempre riconosciuto un ruolo fondamentale nella sua lunga carriera.

Passione, serietà, dedizione e correttezza sono stati la sua cifra, come testimoniano i riconoscimenti (ha vinto più d’una panchina d’oro Aiac) ricevuti in carriera ma, soprattutto, l’affetto e il cordoglio alla notizia della sua scomparsa, espressi da chi l’ha avuto come “mister”, appellativo non a caso sottolineato -preceduto dall’articolo determinativo- nelle epigrafi.

Oscar lascia la moglie Bruna e i figli Paola e Maurizio. La salma si trova nella camera ardente dell’ospedale di Verbania. Il funerale sarà celebrato martedì pomeriggio alle ore 15 nella basilica di San Vittore. Dopo la cremazione, come da sua richiesta espressa, le ceneri saranno disperse.

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